Fragraria Vasca

Così belle, colorate e profumate che una volta mangiate, i cattivi pensieri si portano via.

Una leggenda Cherokee narra che la prima donna, dopo un brutto litigio col primo uomo, decise di lasciarlo e si allontanò nel bosco, con l’intento di non fare più ritorno. Durante il suo cammino, ad un tratto, si trovò circondata da delle piantine con fiori delicati e frutti rossi, dolci e a forma di cuore: mangiandoli si dimenticò della sua rabbia e desiderò tornare dal suo amato, per condividere con lui un cestino di fragole.

In botanica la fragola è quello che si definisce un “falso frutto” o “frutto composto”, i frutti veri e propri sono gli acheni, quei semini gialli che si trovano sulla sua superficie, mentre la parte rossa che noi mangiamo è il ricettacolo ingrossato di un’infiorescenza.

Sotto l’aspetto nutrizionale, la fragola apporta innumerevoli benefici: è ricca di vitamina C; di acido ellagico, un efficace antiossidante; di potassio; acido folico e xilitolo, che le conferiscono effetti antitumorali, antianemici, protettivi del sistema immunitario, del sistema cardiocircolatorio, della memoria e dei denti.

Tra aprile e giugno, su gran parte del territorio italiano, la maggior parte delle fragole che troviamo sono per lo più degli ibridi ottenuti incrociando varietà europee con varietà americane; ma un occhio attento ed allenato saprebbe riconoscere la Fragaria vesca anche sotto l’ortica.

Come ricordava Plinio, la Fragaria vesca è la fragola di bosco, chiamata così per la sua consistenza molle (dal latino vesca: molle).

Nell’antica Roma veniva considerata afrodisiaca, e posta al centro della celebrazione di Adone, perché identificava le lacrime versate da Venere sulla sua tomba, le quali avrebbero assunto la forma di cuore venendo a contatto col terreno.

Durante il Medioevo questo frutto, considerata la sua forma e colore, cominciò a essere chiamato “frutto cuore”, in quanto cibo capace di placare le passioni d’amore.

Le fragole sono indubbiamente una delle golosità predilette da molti, nel ‘600 Shakespeare le definisce “cibo delle fate”, e a Versailles, i giardinieri del Re Sole, anche lui goloso di fragole, applicano una prima rudimentale tecnica di coltivazione della pianta, estirpavano dal bosco le varietà selvatiche per reimpiantarle nei giardini della residenza reale. Questo metodo perdurò fino all’inizio del Settecento, quando con l’arrivo di specie extra-europee si iniziò il ciclo completo della coltivazione.

Negli anni Ottanta, con la diffusione in Italia della Nouvelle Cousine, vengono sconvolti i concetti tradizionali sulle associazioni aromatiche, e la fragola, da sempre molto utilizzata in pasticceria, inizia ad essere presente anche nei primi e nei secondi, come componente del risotto e di una salsa in agrodolce creata per accompagnare grandi arrosti e piatti di carne.

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